VERSO L’UTOPIA romanzo in versi di Vittorio Verducci

L’opera si basa su un’idea di fondo: su un’utopia, che è un mondo di Giustizia (raggiungibile?) verso cui percorro la strada. Il concetto di Giustizia ingloba tutta una serie di valori (libertà di pensiero, libertà dal bisogno, pace, fratellanza, uguaglianza di diritti): il soprannaturale è sempre la meta ultima, ma la Giustizia viene vista soprattutto come Modello Ideale al fine di costruire una civiltà di valori condivisi, fondata sul Bene Comune.
Si tratta di un viaggio che compio, in ordine cronologico, nella storia, dall’antichità ai giorni nostri, accompagnato da una guida (Dante!) col compito di maestro. In questo viaggio vengono da me incontrati tanti personaggi di cui espongo la vita e il pensiero. A parlare però è solo la mia guida. Io, discepolo, rifletto, perché intimidito da tanto maestro; in un solo punto intervengo direttamente: quando elogio la grandezza del suo poema (in L’Annunciazione).
L’opera si compone di venticinque canti in terzine dantesche. All’inizio ho posto due sonetti. Il primo l’ho scritto per il mio nipotino Federico, bimbo nato Angelo e che riposa nella gioia del Signore. A questo bimbo, che porterò per sempre nel mio cuore, ho dedicato il presente lavoro. L’altro è una invocazione al sommo poeta, Dante, che “faccio tornare” (mi aveva già guidato in un mio precedente poemetto, “Oltre l’esistere”) perché sia ancora lui la mia guida verso l’Utopia, per la cui realizzazione occorre, come è detto nel Vangelo, la buona volontà degli uomini nell’inseguire i precetti divini. Concetto, questo, che riprendo nei versi finali (in “La città ideale).
L’opera si suddivide in tre parti, L’Utopia negata, L’Utopia sperata, Il Vangelo, e ognuna si compone di un sonetto introduttivo; di dieci canti nelle prime due parti, ed in queste si riporta, come s’è detto, la vita e il pensiero di personaggi che in, in modi diversi, hanno contribuito a fare la storia dell’umanità, da Buddha e Socrate fino a quelli attuali; di cinque canti nella terza, in cui vengono trattati gli episodi più salienti della vita di Cristo; di un epilogo riassuntivo dei canti.
Ogni canto è ripartito, a sua volta, in due parti (alcuni anche in tre o quattro), e tra una parte e l’altra sono inseriti sonetti (in maggioranza), oppure sonetti doppi, rondò, sestine classiche, sestine gozzaniane, ecc., in cui il personaggio trattato parla direttamente, oppure si riporta una sua riflessione o un particolare episodio della sua vita.
L’Utopia negata è una denuncia dei crimini commessi contro il libero pensiero (Socrate, Ipazia, G.Bruno); o contro chi in politica s’è battuto per un mondo più giusto (I Gracchi, Che Guevara), oppure per il riscatto della propria patria (Gandhi), per l’uguaglianza dei diritti (Gandhi, M.L.King), per il rispetto della legge (Falcone e Borsellino).
In “L’Utopia sperata” parlo di personaggi che hanno agito per il bene dell’uomo e indicato la strada verso l’utopia, come del resto hanno fatto quelli trattati nella I parte, ma, a differenza di costoro, non hanno subito morte violenta.
Il Vangelo è la parte che indica più concretamente la strada per raggiungere l’utopia.
Nell’opera sono presenti delle novità metriche di mia ideazione: alcuni sonetti a forma di rondò e sonetti doppi, classici ed elisabettiani, di cui il secondo è rovesciato e con rime speculari rispetto al primo.
Ringrazio sentitamente la scrittrice dott.ssa Maria Rizzi, di Roma, per la presentazione; l’editore e scrittore dott. Giuseppe Manitta, di Catania, per la postfazione, il pittore prof. Sandro Melarangelo, di Teramo, per l’immagine di copertina.

Vittorio Verducci