POESIA DI SERE “A” E POESIA DI SERIE “B” ?

L’arte è una delle vie di liberazione dal dolore.” Schopenhauer.

Quando si chiede ai poeti il motivo che li spinge a scrivere, il senso della risposta, in fondo, è sempre quello: la poesia, come una valvola di sfogo, permette di scavare nel proprio animo e di tirare fuori tensioni e istinti, ristabilendo una sorta di equilibrio interiore.

Quello della poesia è un dono innato che tutti riceviamo, uno strumento per ritrovare la voce interiore, ma, si sa, è più facile ascoltare quella degli altri, che saper sentire la voce dentro te.

Oggi basta navigare su internet per rendersi conto di quanti si dilettino a scrivere poesie, in italiano e in dialetto.

Ma esiste una poesia di serie “A” e una di serie “B”?

Per molti, purtroppo, la poesia dialettale è inferiore per importanza e valore.

Molti critici non la considerano affatto, perché, secondo loro, la subalternità del dialetto rende subalterna anche la poesia, non considerando la forza espressiva e la capacità comunicativa dei dialetti.

Come se un dialetto, solo perché parlato o scritto in una zona geografica circoscritta, debba, per forza, essere meno ricco di storia o debba avere meno valore della lingua italiana.

La poesia non scaturisce in base allo strumento linguistico usato, ma in base alla capacità creativa del poeta e all’uso che egli sa fare del proprio idioma.

Ma allora perché la poesia dialettale è considerata inferiore?

Sì, ma da chi? Da chi non la conosce sicuramente, da chi, non volendosi impegnare nello studio della stessa, la declassa a priori.

Certo, perché la poesia dialettale esige molta più applicazione, molto più impegno intellettuale, quindi è molto più facile non considerarla come espressione elevata, anziché cercare di conoscerla, studiarla e darle la giusta importanza che merita.

È pur vero che molti poeti che si servono sia della lingua italiana che del proprio dialetto, per scrivere i propri versi, sono i primi a fare questa discriminazione, usando l’italiano per quella che loro considerano poesia colta e il dialetto per scrivere versi, magari ironici, leggeri, meno impegnativi.

Immaginazione, intuizione, percezione, tutte capacità che ogni bravo poeta possiede, possono essere di seria A e di serie B? Credo proprio di no.

Allora perché mai una poesia scritta in dialetto, pensata, sentita, percepita in dialetto, dovrebbe avere minor valore?

No, non esiste la poesia di serie “A” e quella di serie “B”.

La poesia non è il gioco del calcio.

La poesia, quando di poesia si tratta, scaturisce a prescindere dalla lingua e dalla forma con cui viene espressa.

Dunque, esiste soltanto la poesia, il resto, in lingua italiana o in dialetto che sia, è altro.

Giuseppe Gerbino