Milano, 16.2.2018. Mostra a Palazzo Reale. Henri de Toulouse-Lautrec: Guele de bois.

Ne esistono 2 versioni. Quella a olio, più nota, si trova ad Harvard (USA) e difficilmente capiterò da quelle parti a meno che non mi conferiscano una laurea ad honorem. Qui invece, all’improvviso, sbuca la versione più semplice, tratteggiata a inchiostro e matita blu. E la modella è proprio lei, Suzanne, appoggiata scompostamente sul tavolino di un caffè.
Un alone di mistero avvolge la nascita di Marie Clémentine Valadon, ma sebbene narri di essere stata abbandonata ancora in fasce di fronte alla cattedrale di Limoges, risulta semplicemente figlia illegittima di una lavandaia. Madre e figlia si stabiliscono a Montmartre, quartiere ancora semi-rurale, al tempo, confine tra campagna e nucleo urbano, motivo per cui non è difficile trovare affitti a basso costo. La ragazza, pur senza una grossa cultura, va alla ricerca di una propria autonomia adattandosi in pieno alla vivacità della Butte che dà asilo a personaggi ancora sconosciuti destinati a diventare pietre miliari nel mondo dell’Arte. Insofferente alle gerarchie si fa espellere per cattiva condotta dal convento dove intendeva completare gli studi primari e s’adatta a un’infinità di umili lavori finché, a 15 anni, riesce a unirsi con entusiasmo a un circo iniziando a fare l’acrobata cavallerizza. Una brutta caduta la costringe ad abbandonare quell’attività, ma non si perde d’animo e riesce comunque a trovare un altro lavoro in grado di appassionarla. È il pittore Puvis de Chavannes ad accorgersi del suo straordinario fascino scegliendola come modella. Rimarrà con lui per 7 anni divenendone l’amante nonostante la grande differenza di età: lui ha 57 anni e lei 16. Vivendo in un mondo in cui tutte le colleghe s’impegnano senza tregua in amorazzi superficiali se non in drammi passionali più violenti, Marie non rimane in disparte. Sensualità e allegria dominano la sua vita amorosa, non scalfita dal sentimentalismo di una sedicenne. Una natura generosa l’ha dotata di un forte fascino che non le va di sprecare per cui non tiene in alcuna considerazione castità o fedeltà. Per il suo acerbo sex appeal, gli occhi blu, la pelle che viene definita di madreperla, è la modella preferita dai pittori e, con sfrontatezza, diviene l’amante di molti di loro. Questi contatti stimolano il suo interesse verso l’arte e poco alla volta si fa strada in lei l’idea di diventare pittrice. Spiando ogni pennellata, ogni movimento, comincia a sfruttare le lunghe ore di posa per osservare l’operato degli artisti. Il primo a incoraggiarla a dipingere è proprio Toulouse Lautrec di cui diviene modella e amante per 2 anni imparando moltissimo. È lui a suggerirle lo pseudonimo di Suzanne, nato dal fatto che la giovane, posando nuda per i suoi anziani “amanti-artisti”, evoca l’episodio biblico, ricorrente tema iconografico, di “Susanna e i vecchioni”.
Intanto, a soli 18 anni la ragazza ha avuto il suo unico figlio, Maurice, che le darà non pochi problemi. Le generalità paterne rimangono incerte. Uno degli indiziati è Puvis de Chavannes, ma c’è uno stravagante artista catalano che l’accompagna spesso al tempo della gravidanza e, pur essendo nota la predisposizione di Suzanne a passare con disinvoltura da un letto all’altro, sono in molti a identificarlo come responsabile delle sue condizioni. Anche se lei svicolerà sempre su questo discorso, ben 8 anni dopo, il bizzarro giovane firmerà un documento legale in cui riconoscerà la paternità. Scopriremo alla fine il cognome del bambino.
Come modella viene scelta anche da Renoir che s’invaghisce perdutamente di lei dando inizio a un legame spregiudicato interrotto perché gli amanti sono colti in flagrante da Aline la moglie del pittore. A sostenere invece l’aspirazione pittorica di Suzanne è Degas che, conosciuto per essere un burbero misogino, con lei diventa mite e paziente, quasi paterno. Da mentore ne incentiva i progressi, stupito dalla sua tenacia, il notevole talento e la ricerca della perfezione propria dei grandi artisti.
Lei proseguirà la sua vita di turbolenti amori, inframezzati da un matrimonio con un agiatissimo banchiere che, divenuta amante dell’eccentrico Erik Satie, riuscirà a convincere che condividerla con un altro è un privilegio più grande che possederla in esclusiva.
Ma noi la ricordiamo come grande pittrice sorpresa al cavalletto, un mattino d’aprile, a 72 anni, da un malore fatale. All’affollato funerale non interviene il figlio, distrutto da malattie mentali e alcolismo. Ah sì, si chiamava Maurice Utrillo, ma questa è un’altra storia.