IN CERCA DI POESIA
VORREI MA NON POSSO… O POTREI MA NON VOGLIO?
San Dialetto è quello che dà la possibilità di emozionare meglio e di più della lingua ufficiale. Ragionateci sopra e provate a dire che non è così!
Con un vocabolario ridottissimo, scarno, povero, ma di una efficacia puntuta quanto semplice e diretta, il poeta dialettale ha una enorme possibilità espressiva data dal linguaggio dell’emotività, dell’immediatezza, del “cuore”.
Con questo formidabile mezzo di comunicazione, trasferire al lettore le sensazioni, le fantasie, le idee, i sentimenti, dovrebbe essere facile per il poeta dialettale, così avvantaggiato nel comporre.
“Dovrebbe”. Se non fosse che l’uso di questo mezzo è ridotto a raccontare il passato, a riesumare vecchie barzellette, a glorificare i ricordi, a mettere in versi non sempre piacevoli, solite storielle più o meno moraleggianti.
Con questo “arsenale” anche un soldato semplice sarebbe in grado di vincere una guerra.
“Sarebbe”. Se non fosse che nonostante la Bomba, il soldato continui a sparare in terra col suo fuciletto.
Dopo aver letto tante, tantissime poesie, non ho l’animo sollevato come dovrebbe essere: ho una specie di angustia che mi affloscia il sentimento. Quasi una cappa grigia, appena rinfrancata da pochi lampi di entusiasmo.
Cercando di capire il perché, vengono alla luce i veri motivi che mi fanno pensare a cosa sia veramente la poesia dialettale oggi.
Possibile che il dialetto serva soltanto a riesumare “le buone cose di una volta”? Possibile che i poeti dialettali non riescano (perché non possono?) ad affrontare temi “alti e grandi”? Che non provino (perché non vogliono?) a utilizzare al meglio figure di pensiero che non vadano oltre uno scontato umorismo? Che quando forzano la mano cercando di assomigliare il più possibile all’attuale “sedicente poesia” italiana, inserendo nei pensierini che chiamano “versi” parole ad effetto, strane, complicate, strampalate, vituperano (perché non sanno?) quell’armonia di suoni e immagini che dovrebbe essere ogni poesia ben pensata e ben costruita?
Per fortuna c’è chi scrive perché prima si è guardato intorno (non solo indietro…) e si è fatto le sue idee in merito. Chi scrive di argomenti a cui (forse) tutti pensano, ma che pochi hanno la capacità di trasformare in versi armoniosi. Chi non dà retta all’assioma barocco di Giovanni Battista Marino secondo cui “…chi non sa far stupir, vada alla striglia ” e si impegna a rendere invece quanto più possibile “chiaro e semplice” il verso e il suo contenuto. Per fortuna c’è chi fa questo. Ma sono pochi.
Purtroppo, sono rari i Poeti: coloro che fanno Poesia.
Purtroppo.

                                              Maurizio Marcelli